Entrato nel mondo universitario iscrivendosi a ingegneria meccanica (con specializzazione mineraria), Pier Giorgio incontra la FUCI, Federazione Universitaria Cattolica Italiana. Si iscrive al circolo «Cesare Balbo» nel 1919, pochi mesi dopo l’ingresso al Politecnico di Torino.
Il periodo è molto caldo: l’Italia vive le grandi difficoltà e i grandi fermenti del dopoguerra. I giovani cattolici si sentono parte in causa, e nelle loro organizzazioni si discute e si agisce a riguardo delle questioni su cui si poggia il futuro della nazione. La FUCI è per molti giovani, e anche per Pier Giorgio, un luogo privilegiato di formazione alla vita sociale e culturale.
Il circolo «Cesare Balbo» si riunisce spesso, è numeroso e vivace. Vi si incontrano persone di diverso spessore e sensibilità̀. Tra esse, Pier Giorgio trova alcuni giovani che gli somigliano per passioni, speranze, modo di intendere l’esistenza. Saranno tra i suoi più̀ cari amici.
Con loro condivide i momenti liberi, le escursioni in montagna, e le tante occasioni di incontro e di condividere caratteristiche di un gruppo affiatato di amici. E di amiche, perché stretti sono i rapporti con la FUCI femminile.
Pier Giorgio crea attorno a sé una piccola comunità̀ di ragazzi e ragazze che vivono con serenità̀ e rispetto la loro amicizia e che prende un nome, quando il 18 maggio 1924 durante una gita in montagna viene fondata la «Società̀ dei Tipi Loschi». I suoi membri, «lestofanti» e «lestofantesche», prendono un soprannome: Pier Giorgio è Robespierre. Il buonumore e la serenità̀ sono la scelta dei Tipi Loschi, per dissipare nel cuore di ognuno «scrupoli e malinconia» e poter così «servire Dio in perfetta letizia». Vero legame è la fede. Ciò̀ che davvero rinsalda è la preghiera.
Di Pier Giorgio mi parlarono, prima che io mi recassi a Torino, e che mi fosse presentato. Ero allora Presidente Generale della FUCI. Me ne dicevano tanto bene, che sapendo in crisi il Circolo Balbo, io proposi Pier Giorgio per Presidente.
Mi risposero che avrebbe accettato perché́ era desideroso di lavoro assai per il Circolo, ma che non voleva cariche.
Appena poi a Torino, ci tenni a conoscerlo: nella sua semplicità̀, dagli occhi sincerissimi, mi ispirò subito simpatia, stima, fiducia.Giuseppe Spataro