La cordata di Pier Giorgio

Giugno 1925. Pier Giorgio (astemio) celebra con gli amici il «trionfo di Bacco».

Pier Giorgio vive profondamente il senso della comunità come giovane e come cristiano, che sente la cattolicità della Chiesa in cammino verso l’unità «perché il mondo creda» (Gv 17,21).

Pier Giorgio ama la comunità che è la famiglia, la comunità che sono gli amici, la comunità che sono le associazioni di cui fa parte, la comunità di cui tutti sono chiamati a far parte, mettendo al primo posto i poveri.

In questo senso è particolarmente significativo che la sua figura abbia inciso e incida ancora così vivacemente nella comunità cristiana. Negli anni Trenta e Quaranta tanti giovani si ispirano al suo esempio. Molti genitori danno il suo nome ai figli, ponendoli sotto la sua protezione e augurando loro di somigliargli.

Il primo strumento di conoscenza è la biografia firmata da don Antonio Cojazzi, salesiano, l’antico ripetitore di latino. A partire dagli anni Cinquanta la sorella Luciana produce scritti più densi di memorie, a cominciare dalla pubblicazione dell’epistolario di Pier Giorgio, raccogliendo centinaia di testimonianze.

La beatificazione del 1990 ha dato un nuovo slancio alla sua figura. I giovani, specialmente, trovano in Pier Giorgio la prova vivente che è possibile oggi essere giovani cristiani, gustando in pienezza la propria esistenza e facendone un dono per gli altri.

Tra i tantissimi che hanno preso Pier Giorgio come riferimento per la propria vita, diversi sono riconosciuti dalla Chiesa sul cammino della santità. Facciamo qualche esempio:

Dino Zambra (1922-1944, diocesi di Chieti). Si ispirava a Pier Giorgio sia spiritualmente, sia socialmente; scrive nel suo diario: «Pier Giorgio mi è accanto, modello, guida».

Giacomo Maffei (1914-1935, diocesi di Bologna). Conosce Pier Giorgio dalle parole di don Cojazzi e decide di prenderlo come modello di vita. Dice ai giovani: «Basterebbe citare un giovane di Torino il cui nome ha ormai percorso tutta l’Italia e tutta l’Europa per dimostrare che cosa possa fare un giovane solo tra i compagni».

Eugenio Biamonti (1913-1936, diocesi di Ventimiglia). Dice di lui una collega di lavoro: «La sua vita è stata una copia similare di quella di Pier Giorgio Frassati».

Alberto Marvelli (1918-1946, diocesi di Rimini, beatificato il 5 settembre 2004). Nel marzo 1936 annotava nel suo diario: «Domani compio 18 anni e propongo in tutto di essere più buono. Mi sforzerò di imitare Pier Giorgio Frassati».

Giuseppe Lazzati (1909-1986, diocesi di Milano). Personalità di spicco del laicato cattolico, a 19 anni legge la vita di Pier Giorgio durante gli esercizi spirituali e ne trae ispirazione per il proprio cammino di fede.

Zaccaria Negroni (1899-1980, diocesi di Albano). Era stato compagno di studi di Pier Giorgio al Politecnico di Torino e apparteneva agli stessi circoli giovanili cattolici.

Lo stesso fu per Paolo Roasenda, il famoso frate Mariano da Torino della tv (19061972, diocesi di Roma).

Il beato Pere Tarrés i Claret (1905-1950). Aveva tradotto la vita di Pier Giorgio in catalano perché fosse di esempio ai giovani dell’Azione Cattolica di Barcellona, di cui fu presidente e poi assistente.

Il portoricano beato Carlos Manuel Rodríguez (1918-1963). Aveva conosciuto la figura di Pier Giorgio leggendo un libro di mons. Civardi, e ne era rimasto affascinato: «Ho letto e riletto la sua vita e per me è un esempio».

Così ancora oggi si moltiplicano in tutto il mondo le persone che si ispirano a Pier Giorgio, e nascono sempre nuove iniziative sociali, centri giovanili, oratori, associazioni, centri culturali, cooperative, associazioni sportive, bande musicali, sale da concerto, teatri, sentieri, gruppi dedicati a lui. Dalla Patagonia (Argentina) dove c’è il Cerro Pier Giorgio, una cima ardua da scalare, agli USA in cui esiste una miriade di realtà frassatiane, alle Filippine, e poi Polonia, Francia, Perù, Irlanda, Portogallo, Brasile, Canada, Australia... Molti arrivano a Torino da molto lontano, anche da oltre oceano, per vedere i posti dove lui ha vissuto, e pregare davanti alla sua tomba. In tutto il mondo, davvero, c’è chi ama Pier Giorgio, si ispira a lui, lo ha come amico sulla strada della fede. Segno vivo di come la sua fiducia nelle parole di san Paolo fosse ben riposta: «La carità non avrà mai fine» (1 Cor 13,8).

È indubitato che quel giovane ventiquattrenne, morendo, scosse tutta l’Italia cattolica. Chi visse quegli anni, e poté seguire con occhio attento gli avvenimenti, può farne testimonianza. L’entusiasmo, che Pier Giorgio dovunque suscitò, ebbe manifestazioni imponenti. Circoli giovanili assumevano il suo nome, che equivaleva ad un programma. In ogni sede di Associazione Cattolica si poneva il suo ritratto. Se in una famiglia nasceva un bimbo, al battesimo lo si chiamava Pier Giorgio. Gli scritti intorno alla sua vita [...] andavano a ruba. Pier Giorgio, in breve, è stato il «lievito», per dirla con un’espressione evangelica, che fece fermentare la massa raccolta ed organizzata dall’Azione Cattolica. Le fiamme di una vera religiosità si moltiplicarono nel mondo del nostro laicato. E, come subito soggiungeremo, nella rivoluzione interiore, serena e splendida che la spiritualità compì in quegli anni, egli divenne un vessillo.

Mons. Luigi Olgiati da L. Frassati, Mio fratello Pier Giorgio. Vita e immagini

 

Sembra che si possa applicare a Pier Giorgio il versetto 32 del salmo 118 che dice: «Ho corso la via dei tuoi precetti appena tu allargasti il mio cuore».

E se egli si era affacciato alla vita terrena, e ne aveva sentito gioie e dolori, piccole amarezze e disappunti, e noie e risentimenti, aveva composto tutto questo piccolo tumultuare, nell’anelito del bene, nell’apostolato dell’azione cattolica e sociale, nella carità verso i poveri, ultimo suo slancio e occasione del sacrificio della sua vita.

Don Luigi Sturzo dalla Prefazione a Pier Giorgio Frassati, Lettere

 

Nelle mie lotte interne mi sono spesso domandato perché dovrei io essere triste? Dovrei soffrire, sopportare a malincuore questo sacrifizio? Ho forse io perso la Fede? No, grazie a Dio, la mia Fede è ancora abbastanza salda ed allora rinforziamo, rinsaldiamo questa che è l’unica Gioia, di cui uno possa essere pago in questo mondo. Ogni sacrificio vale solo per essa; poi, come cattolici, noi abbiamo un Amore che supera ogni altro e che dopo quello dovuto a Dio è immensamente bello, come bella è la nostra religione.

Amore che ebbe per avvocato quell’Apostolo, che lo predicò giornalmente in tutte le sue lettere ai varii Fedeli. La Carità, senza di cui, dice S. Paolo, ogni altra virtù non vale. Essa sì che può essere di guida e d’indirizzo per tutta la vita, per tutto un programma. Essa con la Grazia di Dio può essere la meta a cui il mio animo può attendere. Ed allora noi al primo momento siamo sgomenti, perché è un programma bello, ma duro, pieno di spine e di poche rose, ma confidiamo nella Provvidenza Divina e nella Sua Misericordia.

Lettera a Isidoro Bonini – Torino, 6 marzo 1925

 

Carissimo, la pace sia nel tuo animo, ecco l’augurio che Robespierre porge a Perault per l’anno Santo; ogni altro dono che si possegga in questa vita è vanità come vane sono tutte le cose del mondo. Bello è vivere in quanto al di là v’è la nostra vera vita altrimenti chi potrebbe portare il peso di questa vita se non vi fosse un premio alle sofferenze, un gaudio eterno, come si potrebbe spiegare la rassegnazione ammirabile di tante povere creature che lottano con la vita e spesse volte muoiono sulla breccia se non fosse la certezza della Giustizia di Dio.

Nel mondo che si è allontanato da Dio manca la Pace ma manca anche la Carità ossia l’Amore vero e perfetto. Forse se S. Paolo fosse da tutti noi più ascoltato le miserie umane sarebbero forse un po’ diminuite.

Lettera a Marco Beltramo – Torino, 15 gennaio 1925