Guide spirituali

4 maggio 1924. Pier Giorgio (sulla destra con il cappello goliardico) è nel picchetto d’onore della FUCI per l’entrata a Torino del nuovo arcivescovo, mons. Giuseppe Gamba.

La strada di ogni credente non è solitaria, ma è accompagnata dalla comunità, e può godere della vicinanza dei fratelli di fede. 

Sul cammino, Pier Giorgio incontra così altre guide, tra i pastori e i consacrati del popolo di Dio. Nell’infanzia il primo confessore, canonico Grosso, e il ripetitore di latino, don Antonio Cojazzi: contatti che sembrano non riuscire a soddisfare la sua sempre viva voglia di apprendere il Vangelo. L’entrata nell’Istituto Sociale dei padri Gesuiti, provocata nel 1913 da una bocciatura, è un momento decisivo. È incoraggiato dal direttore spirituale padre Lombardi ad accostarsi ogni giorno alla comunione. Dopo alcune discussioni con la madre, che teme che Pier Giorgio diventi bigotto, ne ottiene il permesso: da questo momento, l’incontro quotidiano con Gesù nell’Eucaristia sarà il centro della sua vita spirituale. 

Nell’Istituto Sociale la sua religiosità si può aprire a dimensioni fino ad allora ignorate. Entra in alcune associazioni (tra le prime, l’Apostolato della Preghiera) di carattere spirituale; a diciassette anni entra nelle Conferenze di San Vincenzo, assumendo così un impegno costante di carità. 

Qui probabilmente impara la bellezza e l’importanza di un rapporto di compagnia spirituale con i sacerdoti. Moltissimi saranno i preti e i religiosi incontrati da Pier Giorgio, e tra essi molti stringeranno con lui rapporti di amicizia. Diversi saranno suoi confessori, alcuni diventeranno un riferimento. Tra essi nomi noti: don Sonnenschein, sacerdote conosciuto a Berlino, impegnato in una incessante opera apostolica nella desolazione del primo dopoguerra; padre Filippo Robotti, domenicano, predicatore e conferenziere, divulgatore di un pensiero cattolico sociale e politico di posizioni avanzate, con cui Pier Giorgio condivide parecchie rischiose attività; il cardinale Giuseppe Gamba, che lo conosce a Novara a un congresso della Gioventù Cattolica prima di diventare arcivescovo di Torino, e che nutre per lui un grande e paterno affetto. 

Ma anche parroci, di città e di campagna, giovani e anziani. Religiosi e religiose. Tutti avvicinati con amore e rispetto, con la disposizione d’animo di chi ricerca e accetta un consiglio, una parola, un parere, una guida. Anche quando, e a volte capita, con alcuni ci sono divergenze di vedute, e sorgono discussioni.

Pier Giorgio venne in Terza Ginnasio al Sociale e subito aderì alla mia proposta di ricevere la Santa Comunione tutti i giorni. [La madre] temeva che potesse diventare un’abitudine per Pier Giorgio e non una vera pratica di fede; una cosa fatta alla meno peggio e senza intensità, insomma. Non conosceva evidentemente suo figlio e io mi limitai ad assicurarla che l’avrei fatto comunicare una volta alla settimana, dicendo però tra me: «Piglia tempo e camperai». Infatti, soltanto quattro giorni dopo sentii battere alla mia porta: era Pier Giorgio che saltando di gioia mi diceva: «Padre ho vinto io». «E che cosa mai hai vinto da essere così felice? Un terno al lotto?», gli risposi. E lui subito: «Eh, Padre... lei lo sa benissimo: posso fare la comunione tutti i giorni. Ho insistito tanto!». [...] Non dimenticherò più la gioia del suo volto quel giorno. [...] Parlava di Nostro Signore e dell’Eucarestia con entusiasmo indescrivibile. [...] Lui, che era così allegrone, quando parlava di cose spirituali, diventava un altro. Tanto è vero che quando veniva in camera mia, era come se entrasse il sole! 

Padre Pietro Lombardi S.J. da L. Frassati, Mio fratello Pier Giorgio. La fede