Passione per l'amicizia

Una festa casalinga con gli amici. Pier Giorgio, primo a destra, porta un cappello fatto con il giornale satirico «Il becco giallo».

La presenza delle persone che lo circondano ha nella vita di Pier Giorgio un posto fondamentale. La sua grande fede lo guida a ricercare e a leggere nel volto di tutti il volto di Gesù. Il suo cuore si apre così naturalmente all’accoglienza e alla comprensione dei fratelli, dei loro problemi, delle loro speranze, delle loro angosce. 

Pier Giorgio avvicina moltissima gente, di ogni età. Ricerca un valore grande: l’amicizia. Gode di poter dire dell’uno o dell’altro: «Quello lì è mio amico». Molti dopo la sua morte si riveleranno «amici di Pier Giorgio»; tra essi anche coloro che magari solo una volta l’hanno incontrato, hanno conosciuto la sua cordialità, la sua capacità di mettere a proprio agio chiunque, i suoi occhi sereni che invogliano ad aprirgli il cuore. 

Per lui l’amicizia è un modo di vivere la Chiesa, come luogo accogliente in cui ciascuno è amato e rispettato per quello che è. È un modo concreto di aiutarsi vicendevolmente sul cammino della vita, che nasconde sempre delle insidie, a volte assume aspetti drammatici e rende tanto prezioso l’appoggio di chi ti sta vicino.
Pier Giorgio vive l’amicizia con la disponibilità a dare e anche a ricevere. A dare ascolto, consiglio, aiuto concreto, dimostrando sempre una grande sensibilità alle esigenze degli amici: spronandoli, esortandoli, stimolandoli, sostenendoli. Ma mai con la presunzione di essere al di fuori degli stessi problemi. Anzi con l’umiltà di chi accetta la propria povertà, ma sente che è importante saper condividere quello che si ha. Umiltà che vuol dire ricercare e accettare gli aiuti, i consigli, le esortazioni degli amici. Chiedere la loro vicinanza, spesso domandando a loro di pregare per lui. Ma sempre senza chiedere nulla in cambio della propria disponibilità, del proprio andare incontro per primo. 

Per questo ricevere un regalo è per lui causa di una grandissima gioia; gli oggetti che ha ricevuto si caricano della presenza di chi li ha donati, sono il segno del legame ricercato e voluto, hanno un profumo speciale: raccontano storie di amore fraterno.

Nella vita terrena dopo l’affetto dei genitori e sorelle uno degli affetti più̀ belli è quello dell’amicizia: ed io ogni giorno dovrei ringraziare Dio perché́ mi ha dato amici così buoni ed amiche che formano per me una guida preziosa, per tutta la mia vita. Ogni volta che io frequento Clementina sono edificato della sua grande bontà̀ e penso al Bene immenso che ha certamente fatto e farà un’Anima così bella. [...] E che dire poi di Laura e di Tina; anime anch’esse così generose dinanzi alle quali tante volte penso all’ingratitudine che io ho usato verso di Dio, avendo così poco corrisposto alle grandi Grazie che il Signore nella Sua Grande Misericordia mi ha sempre dato non guardando ai miei peccati. L’esempio di tutte e tre credi è stato per me validissimo specie in certi momenti della vita in cui la carne prevale sullo spirito. 

Lettera a Marco Beltramo – 10 aprile 1925 

 

Le amicizie terrene producono al nostro cuore dolori per l’allontanamento di coloro che amiamo, ma io vorrei che noi giurassimo un patto che non conosce confini terreni né limiti temporali: l’unione nella preghiera. 

Lettera a Isidoro Bonini – 15 gennaio 1925