La scelta dei poveri

Ottobre 1923. Due pagine del «Libro dei conti» in cui Pier Giorgio annota le sue spese.

C’è una linea continua che unisce tutta l’esistenza di Pier Giorgio: è la dedizione ai poveri. Da quando piccolissimo scoppia in lacrime per il misero, scacciato da papà, che «forse è stato mandato da Gesù», e si sfila scarpe e calze da dare furtivamente alla madre del bimbo seminudo che ha bussato alla porta, fino al biglietto tracciato sul letto di morte, la sua azione in favore di chi ha bisogno è costante.

A chi gli chiede come fa a sopportare gli odori, la sporcizia, risponde: «Non dimenticare mai che se anche la casa è sordida tu ti avvicini a Cristo!». Così Pier Giorgio non ama i poveri: ama ogni povero. E le Conferenze di San Vincenzo non sono per lui l’adempimento di un dovere del buon cattolico, ma lo strumento per dare garanzie di continuità alle opere di carità.

Non è uno slancio umanitario e filantropico: se così fosse non avrebbe la continuità e l’intensità che Pier Giorgio profonde. Non viene da un’idea romantica della povertà: se così fosse non potrebbe resistere al puzzo delle case sporche e anguste dove sale assiduamente.

«Certe conferenze di San Vincenzo le abolirei. Quando vi sono uomini che pur essendo pieni di zelo cristiano, di fronte alle difficoltà preferiscono lasciar perdere, è meglio che la conferenza non esista. Non perché le persone agiscono in cattiva fede, ma perché essa non è adatta ai tempi». Questo è il suo parere. Il suo stile è invece di non tirarsi mai indietro, non appena intravede di poter fare qualcosa per qualcuno, costi quello che costi.

Porta dentro di sé il monito del Vangelo: «Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete... Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta» (Lc 12,22.31).

«Io sono povero come tutti i poveri», dice a un amico. Ed è vero: ha scelto di non tenere nulla per sé. La sua cronica mancanza di denaro è proverbiale, il distacco dai beni familiari è dichiarato. Ma è l’atteggiamento con cui entra nelle case della gente, quando si presenta come «un confratello della San Vincenzo», a rivelare l’autentico significato della frase: il rispetto, la delicatezza, la pazienza nell’ascoltare i lamenti della povera gente, la sollecitudine e la semplicità con cui risponde alle esigenze, anche a quelle non espresse, dimostrano una carità che non scende dall’alto, ma cresce fianco a fianco.

La vita è un dono: la vita è da donare. Non c’è nulla da tenere per sé, perché nulla ci appartiene.

Quando Pier Giorgio morì, venne da me la C. e pianse molte lacrime, dicendo che le era venuto a mancare il braccio più forte, e parlava e continuava a piangere per tutto il bene che quel figliolo le aveva fatto. Raccontava come grazie a lui aveva potuto rimanere molto più a lungo in maternità, come egli si era occupato di farla trasportare, e come fu padrino della sua bimba e le fece fare la veste per il battesimo; come, quando suo marito, che era solito ubriacarsi, uscì di prigione, Pier Giorgio Frassati andò ad attenderlo e lo condusse a lavorare in una fabbrica dove non richiedevano la fedina penale. Ecco che cosa era Pier Giorgio per i poveri.

Italia Nebbia da L. Frassati, Mio fratello Pier Giorgio. La carità

 

La sua meta preferita era il Cottolengo. Passava tra le corsie con carità vigile e sicura, consolando i miseri e fermandosi volentieri a parlare con loro, come fossero veramente fratelli, come egli li chiamava, e recando denaro, dolci e capi di vestiario, e non dimenticando, al di là di ogni repulsione umana e di ogni timore di possibile contagio, di baciarli come il più caro amico.

Mario Ghemlera da L. Frassati, Mio fratello Pier Giorgio. La carità

 

No: l’azione non può limitarsi al primo, dolce, immediato, misericordioso, intervento samaritano delle conferenze di S. Vincenzo: ci vogliono interventi massicci, collettivi: ci vuole un’architettura sociale diversa che dia alla società — ed allo stato che la esprime — un volto diverso e una strutturazione diversa.

Pier Giorgio che visita, come confratello vincenziano, le famiglie dei poveri e Pier Giorgio che milita nelle file «di sinistra» del PPI sono lo stesso Pier Giorgio: l’una azione si integra necessariamente nell’altra: formano, nel loro insieme, il tessuto sociale per così dire dell’intervento cristiano nella società malata.

Giorgio La Pira da L. Frassati, L’impegno sociale e politico di Pier Giorgio