Conferenze di San Vincenzo

Nell’ottobre 1918, diciassettenne, Pier Giorgio si iscrive alla Società di San Vincenzo de Paoli, nella Conferenza “Beato Cottolengo” del liceo dell’Istituto Sociale che frequentava. Il Consiglio Centrale di Torino conserva il verbale in cui, nella seduta dell’8 gennaio 1919, è attestata la sua ammissione in San Vincenzo.

Negli Appunti per un Discorso sulla carità, che fa da premessa al volume della sorella Luciana “Mio fratello Pier Giorgio, La Carità”, scrive:

“Io non so se voi tutti conoscete queste Conferenze di San Vincenzo… Una istituzione semplice, adatta per gli studenti perché non implica impegni, unico solo quello di trovarsi un giorno della settimana in una determinata sede e poi visitare due o tre famiglie ogni settimana. Vedrete, poco tempo, eppure quanto bene possiamo fare noi a coloro che visitiamo. E quanto bene possiamo fare a noi stessi, I confratelli visitando quelle famiglie sono quasi, direi strumenti indegni della Divina Provvidenza: noi avvicinando i poveri a poco a poco veniamo ad essere il loro confidenti e consiglieri…””.

Il 15 aprile 1925 scrive all’amico Isidoro Bonini:

“L’altro giorno, sfogliando il calendario, ho fatto una terribile constatazione: che ci avviciniamo alla metà del mese ed allora mi sono detto fra me: Qui è ora di intensificare lo studio ed allora ho deciso che appena giunto a Torino sarò morto a tutti tranne alla Conferenza di San Vincenzo e studierò dal mattino fino alla sera”.

L’ultimo suo pensiero prima di morire è ancora per i poveri seguiti dalla sua Conferenza di San Vincenzo: si fa portare una scatola di iniezioni e una polizza, poi con scrittura tremante, quasi illeggibile scrive un biglietto ad un confratello: “Ecco le iniezioni di Converso. La polizza è di Sappa: l’ho dimenticata, rinnovala a mio nome”.