Sei storie “normali”, della vita quotidiana, che dialogano con il giovane Frassati. E una da scrivere per noi. Lo studio, le amicizie, la carità ai più poveri, la fede, la preghiera, ma anche una storia, quella di Pier Giorgio, che non può non interessare più persone, i giovani, innanzitutto, ma anche gli adulti. Una storia generosa, ma anche generativa. Lo dicono ad alta voce i tre autori del libro Di Santa ragione. Con Frassati in cammino verso l’Alto (Ave, 2025), Emanuela Gitto e Lorenzo Zardi (vice presidenti per il settore Giovani di Ac), e Michele Martinelli (assistente centrale per il settore Giovani), che ieri alla libreria San Paolo, in una via della Conciliazione piena di giovani provenienti da ogni parte del mondo per partecipare alla prima messa dell’evento giubilare a loro dedicato, hanno parlato di Pier Giorgio con il cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle cause dei santi, incontro moderato dalla giornalista Annachiara Valle di Famiglia Cristiana.
Un fedele laico
Un giovane, Pier Giorgio, che papa Francesco conosceva molto bene per via di suo padre. Lo racconta il cardinale Semeraro, quando spiega che durante le udienze per l’anno dei centenari (e anche questo è un centenario, perché Frassati morì esattamente il 4 luglio del 1925 e durante l'anno santo) ne parlò molte volte con il papa. Lo ribadisce anche il presidente di Ac, Giuseppe Notarstefano: a Francesco gli si illuminava il volto quando parlava di Frassati.
Per Semeraro, l’importanza di questa canonizzazione che avverrà il prossimo 7 settembre, è tutta nell’essere stato, Frassati, un fedele laico. Questo serve oggi alla Chiesa.
E «anche a noi preti», ribadisce Semeraro. Un tipo di laico, che sempre il cardinale Marcello Semeraro lo definisce come «quello presentatoci dal Concilio Vaticano II, che oggi mi pare purtroppo ignorato volutamente, più che dimenticato. Quante volte papa Francesco ha lamentato la clericalizzazione dei laici eppure ho l’impressione che spesso si vada proprio in quella direzione. Il Vaticano II invece dice: “Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti i diversi doveri e lavori del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta. Ivi sono da Dio chiamati [...]” (Lumen gentium, 31)».
E ancora. «Non posso, allora, non citare Giuseppe Lazzati, il quale proprio in questa luce guardò a Pier Giorgio Frassati ricordandolo il 5 aprile 1975, a cinquant’anni dalla morte. Visse – così egli disse – in un periodo per la Chiesa difficile “anche per la maturazione di un laicato percorso da un autentico amore di Chiesa, ma diviso nel modo di esattamente definire il proprio ruolo peculiare”.
Per Frassati, questo ruolo – lo si deduce dai suoi progetti di vita – altro non era (e continuo a citare il passo conciliare) che contribuire, quasi dall’interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo, manifestando Cristo agli altri principalmente con la testimonianza della sua stessa vita e con il fulgore della sua fede, della sua speranza e carità».
Una nuova primavera
In questo senso la canonizzazione di Frassati è davvero un segno per tutta la Chiesa, una nuova primavera da vivere con gioia e rinnovata speranza. Frassati ha accostato la ragione alla fede, ha messo insieme allegria e impegno, ha rinnovato l’amicizia con i suoi coetanei non dimenticando la contemplazione e l’adorazione al Santissimo, ha creduto alla politica come la più alta forma di carità. E si è speso per i poveri, gli ultimi, nel silenzio della sua vita ordinaria.
Un santo che oggi serve più che mai a tutta la Chiesa. Un santo “laico” di tutti i giorni, della prossimità e della speranza. Un santo ordinario e per questo sicuramente straordinario.
Di santa ragione, allora, non è solo un titolo provocatorio. È anche la speranza che, attraverso la ragione, l’intelletto e la fede, si possa davvero cambiare il mondo. Magari iniziando dal proprio quartiere, dal proprio borgo, dalla comunità in cui si è inseriti.
Portandoci dietro Frassati in questo anno giubilare, ci portiamo dentro il nostro cuore la speranza.
Questo articolo è uscito su azionecattolica.it