di Gianni Di Santo - Uno a sinistra, l’altro a destra. I due arazzi raffiguranti san Pier Giorgio Frassati e san Carlo Acutis sventolano sulla facciata della basilica di San Pietro in una giornata di sole splendente e con un popolo festante. Un giovane dell’inizio del novecento e un adolescente dei nostri giorni. La pipa e lo smartphone. La foto a colori e quella in bianco e nero. Ecco perché circa 90mila persone, (di cui 20mila di Ac), famiglie intere, ragazze e ragazzi, hanno sfidato il caldo di fine estate e sono arrivati da ogni parte d’Italia, tanti anche da fuori, per stare vicino a questi due giovani dal volto sorridente. Due giovani che piacciono davvero a tutti, specie agli adulti.
I volti della porta accanto
Innamorati di Gesù e vicini ai poveri, li ha definiti nell’omelia del rito di canonizzazione papa Leone XIV. Volti della santità ordinaria, quei santi della “porta accanto” che non temono di guardare fuori dall’uscio della sagrestia e allo stesso tempo abbeverarsi alla fonte dello Spirito. L’eucaristia come un’autostrada verso il cielo, per Carlo Acutis. E il volto che guarda alla meta, nelle parole di Pier Giorgio Frassati. Quel verso l’Alto che è diventato più di un leitmotiv per raggiungere i cuori dei camminatori dello Spirito, dove cielo e terra si fondono in un abbraccio comune.
Frassati, faro per la spiritualità laicale
Il popolo di Azione cattolica ha abbracciato il “suo” santo che aspettava da tempo, san Pier Giorgio Frassati. A lui ha dedicato una piazza strapiena di volti sorridenti e appassionati alla “buona notizia” di un vangelo che sorride, abbraccia, è solidale, perfino allegro. La vita di Pier Giorgio, ha detto Leone XIV, rappresenta una luce per la spiritualità laicale. «Per lui la fede non è stata una devozione privata: spinto dalla forza della Vangelo e dall’appartenenza alle associazioni ecclesiali, si è impegnato generosamente nella società, ha dato il suo contributo alla vita politica, si è speso con ardore al servizio dei poveri».
Ecco perché l’Azione cattolica lo ama da sempre, in qualche modo lo “sente suo”, dagli adulti che lo hanno conosciuto attraverso i racconti degli anziani e dai libri, per arrivare ai giovani che hanno scoperto le sue parole e la sua vita così bella e ricca di allegria e solidarietà, attraverso una biografia profonda e allo stesso tempo estroversa.
San Frassati, l’alpinista dello Spirito
Sì, ci sono voluti cento anni. Ma san Pier Giorgio è qui tra noi. A onorare le nostre camminate per i sentieri di montagna e lungo i bassifondi della storia. A lui, oggi, possiamo chiedere qualcosa, un’intercessione per noi, per gli altri, per chi ci sta a cuore. L’accompagno preferito, insomma.
L’alpinista dello Spirito, lo ha definito così il cardinale Marcello Semeraro, che non ha nascosto in questi giorni una sua naturale simpatia verso il giovane torinese. Forse è proprio così. Tra le tante definizioni che gli sono state affibbiate, l’alpinista dello Spirito gli calza a pennello. E ci pare la più azzeccata. Perché, e questo lo sa bene chi va in montagna alla ricerca dell’ultima nuvola oltre l’orizzonte, ogni altezza di vetta raggiunta dà l’opportunità di cogliere appieno cosa ci sia giù in “basso”, in quel mondo che sta appena sotto quella vetta. L’alpinista dello Spirito sa lodare le meraviglie le creato e annusare con lo sguardo proiettato un po’ più avanti il volto di Dio, ma Dio lo ricompensa con il gusto dell’altro, di ciò che è oltre. Uno sguardo un po’ più in sù, per lodare. L’altro, un po’ più in giù, per scorgere a terra la via del bene comune che non teme compromessi.
San Pier Giorgio Frassati, l’alpinista dello Spirito, ci proteggerà, d’ora in poi, dalle intemperie del nostro viaggio per i sentieri della vita. Un buon camminatore dello Spirito e assaggiatore di abbracci terreni, non teme mai la pioggia e la grandine, perché dopo sa che c’è sempre il sole.
*San Frassati, l’alpinista dello Spirito è stato pubblicato su Segno nel mondo, inserto di Avvenire di martedì 9 settembre