di Roberto Falciola - Il 7 settembre 2025 è la conclusione di un cammino durato cento anni, iniziato il giorno dei funerali di Pier Giorgio (6 luglio 1925) con l’omaggio portato da una folla grandissima e inaspettata, in cui si mescolavano persone di ogni età, ceto e condizione di vita, richiamata non solo dalla notorietà della famiglia ma dalla conoscenza – diretta o per sentito dire – della testimonianza di fede e di vita cristiana che Frassati, in soli 24 anni di vita, aveva saputo esprimere.
Pier Giorgio aveva partecipato a numerose realtà ecclesiali, attingendo per nutrire la sua fede a tante espressioni che la Chiesa del suo tempo metteva a disposizione. Tra esse, la Fuci e la Gioventù cattolica erano state le palestre più frequentate, e quest’ultima, con il suo trinomio, «Preghiera, Azione, Sacrificio», aveva raccolto la sua più entusiasta adesione e il suo impegno convinto nell’appartenenza e nella propaganda.
La sua morte un avvenimento che lascia un segno
Per la Gioventù cattolica torinese la morte di Pier Giorgio Frassati è quindi un avvenimento destinato a lasciare un segno profondo. La costernazione universale, la spontanea dimostrazione popolare dei funerali fanno percepire immediatamente la singolarità dell’evento (la morte di un giovane per malattia non era allora così infrequente) e considerare la personalità di Frassati sotto la luce dell’esemplarità.
Sulle colonne della stampa cattolica cittadina subito si inizia a scrivere di lui e don Antonio Cojazzi, con l’appoggio dell’arcivescovo di Torino, cardinale Giuseppe Gamba, comincia a raccogliere testimonianze sulla sua vita. Il 7 luglio la Gc torinese fonda la Colonia Pier Giorgio Frassati e inizia un grande impegno per diffondere lo spirito di carità di Pier Giorgio.
Ai figli il nome di Pier Giorgio
È la presidenza federale torinese a fare da principale collettore dell’attenzione crescente verso la figura di Frassati rispetto, anzitutto, alla dimensione nazionale della Gioventù cattolica. Già nel dicembre 1925, Cojazzi ricorda come a Imola sia nato un circolo della Gc a lui intitolato, che si inizia a dare ai figli il nome di Pier Giorgio, che «ogni giorno arrivano domande di Circoli che vogliono una sua fotografia». Il 3 luglio 1927 sette soci del circolo Frassati di Messina partecipano all’inaugurazione del padiglione del Cottolengo intitolato a Pier Giorgio, fatto costruire dal padre Alfredo. L’articolo sulla Colonia pubblicato dall’Osservatore Romano il 15 aprile 1927, con il titolo Nel nome di un giovane, contribuisce ad aumentare la notorietà di Frassati anche al di fuori della Gioventù Cattolica.
La sua fama non fa che crescere. Nel 1928 esce la biografia firmata da Cojazzi (nei primi nove anni farà 75.000 copie e sarà tradotta in sedici lingue). Nel 1929, quattro anni dopo la morte, sono già circa cento le associazioni giovanili in Italia dedicate a lui (diventeranno più di seicento). Ma, soprattutto, «innumerevoli anime dicono d’averne invocata la protezione e assicurano di essere state esaudite. [...] Sono frequenti i casi di avere conversioni. Giovanotti che ritornano ai sacramenti dopo anni di peccato; signorine che abbandonano una vita frivola e si danno alle opere di carità; perfino un sacerdote che si arresta sul punto di fare un passo gravissimo di apostasia» (L’Armonia, 5/4/1931).
Nel 1932 l'apertura del processo dicoesano
Non è perciò una sorpresa, anzi risponde alle attese generali, l’annuncio, alla fine del 1931, dell’apertura del processo informativo diocesano sulla fama di santità, sulla vita e virtù di Pier Giorgio Frassati. Un mese dopo, il presidente nazionale della Gioventù cattolica, Angelo Jervolino, chiede all’arcivescovo di Torino, Maurilio Fossati, che alla Gc venga concesso «il singolare privilegio della “postulazione generale”».
Il processo diocesano si apre il 2 luglio 1932 e si conclude il 23 ottobre. Il 18 novembre 1935 si aprono gli Atti del processo ordinario presso la Sacra congregazione dei riti. Tre anni dopo, il 21 dicembre 1938, viene emesso dalla medesima Congregazione il Decreto sugli scritti. La postulazione della causa viene affidata ai padri salesiani.
Un iter che richiede molti anni
Il 9 dicembre 1941 si svolge la Congregazione ordinaria per l’introduzione della causa. A seguito di ciò che si rivelerà poi una calunnia, vengono richiesti degli approfondimenti e si svolgono due processi suppletivi a Torino e Roma nel 1942 a seguito dei quali papa Pio XII decide prima un ulteriore rimando e dopo, nel 1945, il «non expedire», per cui l’iter della causa si arresta.
Occorre attendere il pontificato di Paolo VI, che nel suo passato di assistente della Fuci aveva potuto conoscere bene la figura di Pier Giorgio, per far ripartire la causa. Così il 21 gennaio 1977, grazie agli approfondimenti fatti nei 35 anni intercorsi, avvalendosi dell’infaticabile opera di Luciana Frassati, sorella di Pier Giorgio, il Prefetto comunica la decisione del Papa: «procedetur ad ulteriora». Viene chiarito che l’Attore della causa è l’Azione cattolica italiana, che nomina postulatore il gesuita Paolo Molinari, uomo di grande esperienza e profonda spiritualità, che conduce in maniera efficace le fasi seguenti portando al decreto delle virtù eroiche del 23 ottobre 1987.
Il primo miracolo
A questo punto ci vuole un miracolo. Padre Molinari e il vicepostulatore, il lasalliano fratel Gustavo Luigi Furfaro, iniziano a esaminare le oltre tremila segnalazioni di grazie arrivate dall’Italia e dall’estero. Individuano un caso risalente al 1933: il friulano Domenico Sellan, guarito per intercessione di Pier Giorgio da una tubercolosi ossea. Si può quindi arrivare alla beatificazione, celebrata da papa Giovanni Paolo II il 20 maggio 1990 in piazza San Pietro.
Il secondo miracolo
Ed eccoci quindi di nuovo in attesa di un secondo miracolo, per poter chiamare Pier Giorgio santo. Lo scorso anno è stato riconosciuta come miracolosa la guarigione del tendine di Achille spezzato di Juan Manuel Gutierrez, di origine messicana, oggi sacerdote dell’arcidiocesi di Los Angeles e all’epoca (2017) seminarista. Papa Francesco può così annunciare la canonizzazione di Pier Giorgio, da lui amato e spesso citato, a cui però assisterà dal Cielo.
Mentre il beato è indicato alla venerazione della diocesi di provenienza e delle realtà di cui faceva parte, il santo lo è ai credenti di tutto il mondo. Diventerà così ufficiale ciò che già per Pier Giorgio è realtà, essendo da molto tempo amico e compagno di viaggio nella vita di fede di persone di ogni età in tutti i continenti, come testimoniano le tantissime realtà intitolate a lui in ogni parte del mondo e il continuo arrivo dei pellegrini di tante nazioni alla ricerca dei suoi passi a Torino e a Pollone.