di Giuseppe Notarstefano - La canonizzazione prossima di Pier Giorgio Frassati si rivela come un prezioso dono spirituale da accogliere in primo luogo con gratitudine e che ci esorta anche ad approfondire questa testimonianza di santità che oggi la Chiesa vuole indicare alle donne e agli uomini di questo tempo, indipendentemente dal proprio credo e della propria visione della vita. La saggezza della Chiesa ci indica un compagno di strada proprio in questo tempo agitato da divisioni, fratture sociali profonde, violenti conflitti e guerre sempre più disumane.
In questo tempo la Chiesa tutta è invitata a vivere la sinodalità come “profezia sociale” (Documento Finale della Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 47) e a riconoscere il valore centrale dell’unità «che si lascia inquietare dalla storia, e che diventa lievito di concordia per l’umanità» (papa Leone XIV). È un richiamo che ci interpella tutti, un invito che vediamo risuonare anche in questo momento nel nostro contesto ecclesiale e sociale italiano, dove la pluralità di carismi e sensibilità del mondo laicale è una ricchezza che risplende tanto più quanto sa esprimere un confronto leale e intelligente, unico modo per essere rilevanti, appassionati, entusiasti, specchio di quella fede che ci chiede di essere luce.
L’uomo delle otto beatitudini
Tutta l’esistenza del giovane torinese, “uomo delle otto beatitudini” come lo definì San Giovanni Paolo II, nato un secolo fa in una fase storica di grandi cambiamenti, attraversata da conflitti sociali e agitata da conflitti bellici di dimensione globale, mostra la bellezza di una scelta profonda e decisa per il Vangelo. Al cuore di una vita, tessuta in pienezza, attraverso esperienze di servizio ai poveri, di legami fraterni di amicizia, di impegno sociale e politico, c’è una profonda spiritualità che connette e tiene insieme tutto, cercando una sintesi che prende sempre una forma evangelica, gioiosa e appassionata.
…e il suo fiero antifascismo militante
Apprese questa tensione vitale a tener insieme nell’appartenenza alla Gioventù di Azione cattolica dove coltivò in profondità la sua formazione spirituale e maturò numerose e diverse esperienze di servizio e testimonianza che fiorirono in una pluralità di espressioni: il primato di una vita religiosa arricchita dalle diverse tradizioni spirituali e appartenenze in cui è cresciuta la sua fede dapprima con le esperienze giovanili nelle proposte formative dei gesuiti ma soprattutto con l’adesione al Terz’Ordine domenicano, la prossimità solidale e generosa con le persone in condizione di povertà vissuta anche nella Conferenza di San Vincenzo, il desiderio di impegnarsi professionalmente per contribuire ad una maggiore giustizia sociale che attraversa le sue scelte universitarie e l’impegno attivo nella Fuci, il suo fiero antifascismo militante declinato nell’adesione decisa al partito popolare di Luigi Sturzo, la capacità di cura di amicizie profonde e sincere, il gusto per la vita gioiosa e per lo sport e la montagna.
Un strada per la santità
L’esistenza luminosa di Pier Giorgio è stata da subito contemplata e imitata da tantissime generazioni di giovani e di adulti di Azione cattolica, che da lui hanno ricevuto entusiasmo e passione, imparando a riconoscere il primato evangelico che anima la vita intessendola nella Fede e nella Speranza e orientandola alla Carità, che prende forme plurali e differenziate di impegno e di testimonianza nella storia. Proprio per questo siamo grati a papa Leone XIV e a papa Francesco, che hanno voluto indicarci questo stile di santità, incoraggiandoci a rimetterci in ricerca di una spiritualità gioiosa e solidale, autenticamente evangelica, radicata nei percorsi della comunità cristiana, generativa di coscienze critiche e libere, capaci di confrontarsi con le sfide contemporanee guardando al futuro con Speranza.
La vita di Frassati ci mostra come l’Amore cristiano ci invita a tenere insieme
In primo luogo, cercando continuamente una sintesi, concreta ed esistenziale, immersi e fiduciosi nella Parola e nell’Eucarestia che generano la vita autentica del credente, ma anche a lavorare in modo instancabile nella e per la Comunità, praticando uno stile di amicizia sempre protesa alla fraternità. La testimonianza di Pier Giorgio diventa ancora di più, con la canonizzazione, un patrimonio prezioso per tutta la Chiesa; da custodire e mettere a riparo da ogni tentativo di banalizzazione e strumentalizzazione.
L’Azione cattolica, profondamente grata, si accosta a questa figura maestosa di giovane cristiano per contemplare in lui la bellezza attuale e travolgente del Vangelo. La sua intercessione ci incoraggia a proseguire nello stile umile dell’alleanza, nell’impegno sinodale e nella conversione missionaria, percorrendo “verso l’alto” i sentieri della comunione ecclesiale, della fraternità e dell’amicizia sociale.
I nostri giorni, come quelli vissuti da Pier Giorgio, sono abitati da forti tensioni e la frammentazione sociale e il forte senso di precarietà diffuso rendono più vulnerabile la vita comunitaria. La pluralità è percepita come dispersione e l’affiorare delle differenze provoca nuove paure. La discussione pubblica predilige lo scontro e la polarizzazione anche sui temi più complessi. Persino i valori, più che essere riconosciuti nella loro universalità che accomuna, vengono strumentalizzati e branditi per rivestire, e talvolta per dare contenuto, alla divisione e allo scontro. La politica e l’economia sono sedotte dalla concentrazione delle risorse e dei poteri, finendo con lo svilire e il dileggiare la vita e le istituzioni democratiche.
Il dialogo è additato come forma di debolezza. La pace è divenuta un tema divisivo
Pensiamo sia fondamentale rigenerare in profondità la convivenza civile, cercando connessioni e saldature inedite e creative. Siamo convinti che questa sia proprio quella strada tracciata per l’Azione cattolica italiana, negli anni del rinnovamento conciliare, dal presidente Vittorio Bachelet, martire cristiano della Repubblica laica e uomo del dialogo, e dal papa oggi santo Paolo VI che, in Ecclesiam suam, affermava che la Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere (67). Nella prospettiva di quella “scelta religiosa”, che è stata una maturazione nella libertà e nella responsabilità per molte generazioni di credenti nel nostro Paese – in primo luogo “una scelta” ebbe a ricordare il cardinale Carlo M. Martini – sono fiorite moltissime vocazioni di impegno professionale, culturale, sociale e politico che in anni recenti l’Azione cattolica italiana riconosce ed evidenzia nel suo Bilancio di Sostenibilità.
Una realtà di servizio appassionato e competente, spesso locale e sempre discreta, che non cerca attenzioni privilegiate ma che certamente merita garbo istituzionale da chi ha responsabilità di governo. Questa nostra scelta ci chiede ancora oggi di intrecciare creativamente spazi di approfondimento e di formazione, di promuovere espressioni personali e comunitarie di testimonianza e di servizio, di animare forme di cura della vita democratica e di partecipazione alla costruzione del Bene Comune. Ci chiede di vivere la bellezza e la pienezza di una vita modellata giorno per giorno nell’incontro con il Vangelo. Altrimenti rischieremmo di vivacchiare e noi – ce lo ricorda Pier Giorgio Frassati – “non dobbiamo mai vivacchiare, ma vivere”.
*editoriale pubblicato il 2 settembre su Avvenire