di Luca Bertarelli - La vita nello spirito di Frassati trova le proprie radici nella lettura continua dell’epistolario paolino. A Isidoro Bonini, l’amico col quale forse ha più affinità spirituale, scrive: «Io vorrei che tu provassi a leggere san Paolo: è meraviglioso e l’anima si esalta da quella lettura e noi abbiamo sprone a seguitare la retta via e a ritornarne appena usciti con la colpa» L’espressione «la retta via» è interessante, perché punto nodale della sua vita spirituale.
L'attenzione al quotidiano
In questo modo egli afferma con semplicità ciò che più gli sta a cuore: capire come tenere puro il sentiero del quale parla il cantore del salmo 118. Questa è la ricerca concreta che Pier Giorgio fa durante tutta la sua vita. Nel nostro tempo in cui sembrano rifiorire spiritualismi, come accade nei momenti più faticosi della storia quando si è tentati di pensare Dio come rifugio al di fuori della storia stessa, dà conforto leggere come dalla preghiera intensa di Frassati nasca invece l’attenzione per cose che possono sembrare anche “troppo” quotidiane: gli esami universitari, l’amicizia, le relazioni familiari, il futuro lavorativo, la politica, l’impegno sociale, le sorti dell’Italia e dell’Europa.
Tutto questo è oggetto della vita spirituale di Pier Giorgio, a conferma che egli fu davvero un laico che non «aveva nessuna intenzione di farsi santo vivendo una vocazione da mezzo prete! La preghiera di Pier Giorgio era sempre laica, operosa e non faceva sconti a nessuno», come leggiamo in Di santa ragione, prezioso libro a cura di Emanuela Gitto, Lorenzo Zardi e don Michele Martinelli.
Una spiritualità fondata sulla Parola e nell’Eucarestia quotidiana, che “getta” i credenti nel mondo e non è una fuga da esso, secondo la dinamica dell’incarnazione del Verbo. Così il Signore che Pier Giorgio prega e di cui si nutre può da lui essere ritrovato sicuramente nei poveri ma anche nell’impegno quotidiano per dare concretezza alle «realtà che si sperano» e a quelle che «non si vedono».
Poi c’è la confessione, almeno due o tre volte alla settimana. Si potrebbe pensare a un’esagerazione. Pier Giorgio era molto rigoroso ma mai rigorista, poiché prendeva sul serio la via del Vangelo; aveva capito che non si può vivere «verso l’Alto» se si volge lo sguardo anche solo occasionalmente verso il basso.
E Maria...
Infine, Maria. In lei Pier Giorgio vedeva una donna dalla fede ferma, laicale, che ha saputo accogliere il Figlio e viverne tutte le vicende senza mai perdere la speranza. La donna in piedi sotto la Croce, che ama, crede e spera. È però in una delle ultime lettere che ritroviamo una sintesi perfetta della sua vita spirituale: «Carissimo, sto aspettando di giorno in giorno di armarmi di una volontà, che mi dia la forza di porre a termine l’ultima mia fatica [...]. Nelle preghiere degli amici vedo il solo potente aiuto». L’ultima fatica a cui allude è l’ultimo esame universitario. Rivela il desiderio che Cristo sia formato in lui, per essere suo segno nel mondo.
*La «retta via» punto nodale dello spirito è stato pubblicato nel numero 3 di Segno nel mondo, in distribuzione con Avvenire