di Giuseppe Notarstefano - Il 7 settembre, in piazza San Pietro, eravamo davvero tanti, giunti da ogni parte d’Italia, e non solo. Un giorno che abbiamo atteso per lungo tempo. Tutta l’Azione cattolica italiana ha festeggiato, nella preghiera e nella gioia, Pier Giorgio Frassati, che è stato canonizzato insieme a Carlo Acutis da papa Leone XIV. La canonizzazione di Pier Giorgio rappresenta un momento significativo per tutta l’Ac e la sua figura è un esempio per generazioni di laici giovani e adulti impegnati nella Chiesa e nel mondo. Per l’Ac – di cui fu membro appassionato e testimone eloquente – è un momento di grazia e di gratitudine profonda. Al cuore della sua esistenza, tessuta in pienezza, attraverso esperienze di servizio ai poveri, di legami fraterni di amicizia, di impegno sociale e politico, c’è una profonda spiritualità che connette e tiene insieme tutto, cercando una sintesi che prende sempre una forma evangelica, gioiosa e appassionata.
Pier Giorgio, un nome caro per tutti noi
Quando pensiamo a Frassati, spesso ci viene da dire “il nostro” Pier Giorgio, non solo perché l’Azione cattolica italiana è stata parte attrice del processo di canonizzazione. È un nome caro che non di rado è possibile ritrovare nelle famiglie di Ac, così come a lui sono dedicati diversi “circoli” e associazioni parrocchiali e diocesane, ma anche opere e segni che evidenziano un legame profondo, concreto e vitale, quotidiano. Quel “nostro” rappresenta inoltre per tanti di noi un’associazione di idee e sentimenti nei quali l’amicizia, la solidarietà, l’allegria, la perseveranza nella fede, la contemplazione e la preghiera, la freschezza giovanile, perfino l’impegno politico trovano casa e coraggio per guardare avanti.
Un laico come quello presentatoci dal Concilio Vaticano II
Pier Giorgio Frassati è uno di noi, allora come oggi, perché è stato un laico che ha saputo vivere la sua esuberante quotidianità giovanile nel provare a cambiare almeno quel “pezzo” di mondo che gli era stato affidato, in modo concreto, coerente con il discorso sulle beatitudini di Matteo.
Un tipo di laico, come spiega bene il cardinale Marcello Semeraro nella prefazione al bel libro di Emanuela Gitto, Michele Martinelli e Lorenzo Zardi, Di Santa ragione. Con Frassati in cammino verso l’Alto (Ave, 2025), come «quello presentatoci dal Concilio Vaticano II, che oggi mi pare purtroppo ignorato volutamente, più che dimenticato. Quante volte papa Francesco ha lamentato la clericalizzazione dei laici eppure ho l’impressione che spesso si vada proprio in quella direzione. Il Vaticano II invece dice: “Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti i diversi doveri e lavori del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta. Ivi sono da Dio chiamati […]” (Lumen gentium, 31)».
Citando Lazzati…
E ancora: non posso, allora, non citare Giuseppe Lazzati, il quale proprio in questa luce guardò a Pier Giorgio Frassati ricordandolo il 5 aprile 1975, a cinquant’anni dalla morte. Visse – così egli disse – in un periodo per la Chiesa difficile “anche per la maturazione di un laicato percorso da un autentico amore di Chiesa, ma diviso nel modo di esattamente definire il proprio ruolo peculiare”. Per Frassati, questo ruolo – lo si deduce dai suoi progetti di vita – altro non era che contribuire, quasi dall’interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo, manifestando Cristo agli altri principalmente con la testimonianza della sua vita e con il fulgore della sua fede, della sua speranza e carità».
Frassati lo sentiamo nostro
Ecco perché Pier Giorgio lo sentiamo “nostro”. Perché ci piace ed entusiasma. Perché incarna la laicità come vorremmo che fosse. Semplicemente perché ha vissuto la sua casa, il luogo in cui abitava, gli amici, il quartiere, gli studi, e dopo, sempre sporgendosi più in là, le sue amate montagne, i suoi poveri, con lo sguardo rivolto sempre verso l’Alto. E, allo stesso tempo e con lo stesso metro di misura, altrettanto rivolto nei bassifondi della storia, dove si incontrano le storie di chi non conosciamo, non ha speranza, è emarginato.
Sì, Pier Giorgio è tutto questo. Un giovane appassionato che però sapeva gioire, amare, interessarsi delle cose del mondo. Sempre con un sorriso in più. La vita di Frassati ci mostra come l’Amore cristiano ci invita a tenere insieme. In primo luogo, cercando continuamente una sintesi, concreta ed esistenziale, immersi e fiduciosi nella Parola e nell’Eucarestia che generano la vita autentica del credente, ma anche a lavorare in modo instancabile nella e per la comunità, praticando uno stile di amicizia sempre protesa alla fraternità.
Un patrimonio prezioso per tutta la Chiesa
La testimonianza di Pier Giorgio diventa ancora di più, con la canonizzazione, un patrimonio prezioso per tutta la Chiesa; da custodire e mettere a riparo da ogni tentativo di banalizzazione e strumentalizzazione. La sua intercessione ci incoraggia a proseguire nello stile umile dell’alleanza, nell’impegno sinodale e nella conversione missionaria, percorrendo “verso l’Alto” i sentieri della comunione ecclesiale, della fraternità e dell’amicizia sociale.
Questa efficace espressione, che lo ha reso celebre oltre i nostri confini – e che in Azione cattolica conosciamo molto bene attraverso i nostri campi estivi che spesso si svolgono proprio nelle “terre alte” e in luoghi dove è più semplice stare in sintonia con le meraviglie del creato – è un grido di amicizia nei confronti dell’umanità ferita e disorientata, e di aiuto e di speranza rivolto a un Dio che non smette di guardare con compassione i fratelli più fragili.
Dal 7 settembre sentiamo ancora di avere in Pier Giorgio un compagno di strada che ci sprona ad attraversare con coraggio e passione questo tempo lacerato da violenze e divisioni, ritrovando nel suo stile appassionato e umile, la cura della fragilità e del bene che rinasce sempre nell’abbraccio solidale, la via dell’amicizia e dei legami profondi e autentici, la strada della fraternità con tutti e del servizio alla comunità e al primato del Vangelo.
Grazie Pier Giorgio di questo miracolo. Ne avevamo tutti bisogno.
*Grazie Pier Giorgio, la tua eredità è un dono prezioso è stato pubblicato su Segno nel mondo inserto di Avvenire di martedì 9 settembre