di Claudio Giuliodori - «La santità è il volto più bello della Chiesa» afferma papa Francesco nell’Esortazione apostolica Gaudete ed exultate (n. 9). La proclamazione di un santo è un dono immenso per tutta la Chiesa. È la conferma che è possibile incontrare il Signore Gesù, mettersi alla sua sequela, vivere l’esperienza gioiosa della fede e dare un senso pieno alla vita.
La canonizzazione di Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati ci fa comprendere quanto tutto questo sia vero e come i santi siano i grandi compagni di viaggio di tutti coloro che affrontano il cammino della vita facendo proprio l’invito di San Paolo: «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3,1-2). Questo non significa che i santi rifuggano dalla vita terrena o siano estranei all’agone del vivere umano, tutt’altro. Sono esattamente coloro che vivendo in Cristo sanno trasformare l’ordinario in straordinario, come ha ricordato nell’omelia papa Leone XIV: «Pier Giorgio e Carlo, hanno coltivato l’amore per Dio e per i fratelli attraverso mezzi semplici, alla portata di tutti». E, in particolare, «Pier Giorgio ha incontrato il Signore attraverso la scuola e i gruppi ecclesiali – l’Azione cattolica, le Conferenze di San Vincenzo, la Fuci, il Terz’Ordine domenicano – e lo ha testimoniato con la sua gioia di vivere e di essere cristiano nella preghiera, nell’amicizia, nella carità».
Verso l’alto
Il santo è sempre, con la sua originalità e singolarità un “Alter Christus”. Pier Giorgio Frassati lo è stato in modo straordinario con il suo procedere deciso e coraggioso “verso l’alto”, non solo scalando le montagne fisicamente. Il suo ascendere era soprattutto un moto spirituale, una ricerca appassionata e coraggiosa di vita beata, un desiderio di vera e autentica santità nelle condizioni concrete della sua vita e del suo tempo.
Le otto beatitudini
Le beatitudini sono la mappa sulla quale Pier Giorgio ha tracciato il suo cammino di santità. Oggi, pertanto, appare ancor più profetica e quanto mai appropriata la definizione di “uomo delle otto beatitudini” formulata dall’allora cardinale di Cracovia, Karol Wojtyla, inaugurando nel 1977 una mostra fotografica dedicata al giovane torinese. In particolare, nelle sue scelte e nei suoi scritti è ben visibile l’anelito a essere operatore di pace. Il suo nome può essere iscritto certamente tra i “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”.
Basta leggere quanto scriveva alle studentesse e agli studenti cattolici di Bonn in occasione dell’occupazione francese della Ruhr (12 gennaio 1923). Li incoraggiava con espressioni di grande affetto e di grande fede: «La società moderna – scriveva – affonda nei dolori delle passioni umane e si allontana da ogni ideale d’amore e di pace. Cattolici voi e noi dobbiamo portare il soffio di bontà che solo può nascere dalla fede di Cristo».
Ancora più evidente è la sua conformazione a “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”. Lui, che certamente era ben saziato dalla sua condizione agiata e borghese, ha voluto porre al centro della sua vita i poveri e gli ultimi, che ogni giorno incontrava, spesso nel silenzio e nel nascondimento. E non era una scelta di carità marginale o occasionale e men che meno ostentarla. La carità è stata la cifra di tutta la sua vita. Aveva orientato anche i suoi studi all’ingegneria mineraria per essere vicino a uno dei mondi più sofferenti e sfruttati, quello dei minatori.
Beati i poveri in spirito…
Ma tutto questo sarebbe stato impossibile se non avesse vissuto in modo particolarmente intenso la prima delle beatitudini: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”. La centralità della vita spirituale, l’assiduità nella preghiera, l’Eucaristia quotidiana e il Rosario, ci dicono quanto avesse interiorizzato la necessità di affidarsi totalmente al Signore e di volersi sempre più conformare a Lui che «non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,45).
Invochiamo con fiducia San Pier Giorgio consapevoli che lui da più di un secolo prega per i giovani, per la Chiesa intera e per l’Azione cattolica, sentiamo il suo fremito che ci invita a salire “verso l’alto” e non abbiamo paura di lasciarci afferrare dal vento di santità che con la canonizzazione soffia ancora più forte.
*Frassati, l’uomo delle otto beatitudini è stato pubblicato su Segno nel mondo inserto di Avvenire di martedì 9 settembre